mercoledì 30 novembre 2011

PRIMONUMERO

tratto Primonumero.it
Società & CostumeCon Lele Mora a Villa CertosaVita spericolata di MichelangeloMichelangelo Lecce, 37 anni termolese: dalle passerelle di Parigi alle feste con Berlusconi e Briatore. Assistente personale di Lele Mora, ospite nell'appartamento di Aida Yespica, ha mollato il mondo dello spettacolo (“troppi compromessi”) per dedicarsi alla musica. Adesso fa il road manager per i Velvet: “Sono una specie di tutor, ma mi sento anche un fratello maggiore”. In questa intervista racconta le feste vip a Milano, la sua vita sempre in viaggio e i desideri per il futuro.
di Chiara Maraviglia

Michelangelo Lecce durante una sfilataUn mese “al soldo” di Lele Mora, dal settembre all’ottobre scorsi. E poi l’addio, giusto in tempo. Poco prima, cioè, che lo scandalo di “Vallettopoli” travolgesse l’agente dei vip e tutta la sua banda: «Era elettrizzante lavorare per lui. Locali, celebrità, case di lusso. Ma a me piace la musica, e ho deciso di tornare a fare quel che più mi piace: l’organizzatore di tour per cantanti».Chi parla è Michelangelo Lecce, 37 anni, termolese. Nel periodo in cui ha lavorato con Mora si è trasferito a Milano, nella casa che era stata abitata da Aida Yespica, a due passi dallo studio di Fabrizio Corona, il fotografo attualmente in carcere. Ma quella è stata solo una parentesi di un lungo curriculum nel mondo dello spettacolo e della moda.Michelangelo ha cominciato a sfilare a 14 anni a Parigi per firme come “Moschino” e “Byblos”. A 23 ha deciso di abbandonare le passerelle, e nel frattempo ha studiato all’Accademia delle Belle Arti di Brera, tanto che è anche pittore e scultore nel tempo libero, oltre a essere cintura nera di Shuai Chiao, lotta cinese. Dal 1998 ha iniziato a lavorare nella musica, affiancando vari artisti, come Paola Turci, Gerardina Trovato, Mietta, Patty Pravo e i ‘Velvet’, con i quali ha un rapporto professionale da 7 anni. Attualmente è con loro nel tour di 12 date in tutti i club d’Italia, e ogni tanto torna a Termoli per riposarsi. Questa volta anche per raccontare la sua vita e le sue esperienze. Come hai conosciuto Lele Mora?«La scorsa estate ho lavorato come tour manager con la cantante Patty Pravo. Abbiamo partecipato a due feste, al ‘Billionaire Beach Club’ e nella villa Certosa di Silvio Berlusconi, a Porto Rotondo. In quella occasione ho conosciuto Lele Mora, che passa molte giornate nella dimora del Cavaliere. Mi ha proposto di fargli da assistente personale, e di seguirlo in tutto il mondo. Mi aveva detto di andare a San Pietroburgo per una festa organizzata per Putin, che poi però è saltata. L’offerta era irrinunciabile, ho avvertito il manager di Patty Pravo che avrei continuato a lavorare finché era possibile». E poi ti sei trasferito a Milano…«Mora mi ha dato in prestito un appartamento superlussuoso in viale Monza, prima occupato da Aida Yespica, al numero civico 9, dove vivono tutti gli artisti della sua scuderia. A due passi c’è lo studio di Fabrizio Corona. Spesso sono stato a pranzo con lui, con Daniele Interrante, Costantino Vitagliano, e le vallette lanciate da Mora. Corona parlava solo di lavoro. Costantino era un po’ distante, forse si sentiva in competizione». Come è stato quel periodo?«Ho vissuto un mese da favola. A pranzo e cena c’erano tutti i potenti della tv. Mora mi ha dato tutto: macchina, vitto, alloggio, porte aperte ai locali di Milano. Mi ha fatto iscrivere alla palestra più in della città, dove avrei potuto conoscere anche altri artisti. Io amministravo la sua giornata di lavoro, e ogni giorno era come dal medico: sul divano di casa c’erano i famosi ad attendere udienza, e volavano contratti da migliaia e migliaia di euro». Che tipo è Lele Mora, e cosa pensi dell’inchiesta di Vallettopoli?«Mora ha un grande carisma, mi ha trattato come un figlio. Mi sembra ridicolo che ci sia così tanto clamore intorno a questa storia. Tutti sanno che il mondo dello spettacolo è corrotto, che chi ci si avvicina il più delle volte deve scendere a compromessi. E spesso è difficile scegliere la persona con la quale barattare il successo. Se invece non accetti, sei tagliato fuori. Nella moda e nello spettacolo l’unico valore è il denaro, mentre il mondo della musica è molto più pulito». Perché hai deciso di interrompere l’esperienza lavorativa con Mora?«L’amore per la musica mi ha portato via. Ho ripreso il mio lavoro di tour e road manager. Ho cominciato questo mestiere nel 1998, grazie a un amico termolese, Umberto Ingaldi, al quale devo molto. All’inizio ho seguito Paola Turci, poi Mietta e Gerardina Trovato. E da sette anni sono al fianco dei ‘Velvet’. Sono 4 ragazzi fantastici, le persone più educate che abbia mai incontrato, è come se fossi il loro fratello maggiore». In che cosa consiste questa professione?«Il road manager ha un compito più delicato, perché può fare anche da guardia del corpo. Segue tutta la logistica degli spostamenti: si mette d’accordo per la partenza nel corso dei tour, si occupa del sound check nei concerti, controlla se l’albergo ha determinate caratteristiche che vadano a genio ai cantanti. Amministra la loro giornata, sa qual è il cibo preferito delle star, e sta attento alla sicurezza dei percorsi, è una specie di tutor. Devi farti accettare dall’artista, che con il tempo si comincia a fidare di te. Il tour manager cura i contatti con le agenzie che forniscono gli eventi, con i proprietari dei locali, invia i rider tecnici, con le indicazioni sull’impianto audio e sulle luci per i concerti, si preoccupa della disposizione del palco, dei camerini, del catering, del posto auto, di tutto il necessario per l’allestimento di un concerto». I vantaggi del mestiere?«Sicuramente il guadagno. Si possono poi conoscere anche persone influenti, che ti introducono in altri settori. E’ un lavoro che a me viene naturale. Mi piace prendermi cura degli altri. Le persone sentono di volermi raccontare di loro. Ho bisogno di essere sempre in movimento. Adoro la comunicazione. Non ho paura della morte, ma di non riuscire a relazionare con la gente. Un’esistenza più comune non permette di provare queste esperienze. Io tengo molto alla qualità della vita, e ho imparato anche che per un banale errore puoi tornare nell’anonimato». Quali sono invece gli inconvenienti?«E’ un lavoro rischioso perché per ogni tour si percorrono migliaia di chilometri in macchina. Alla fine di un concerto, anni fa, per proteggere un artista da un’aggressione, mi hanno preso a pugni sulla schiena. E’ una scelta che pesa anche nei rapporti della vita privata, se hai una donna che non capisce quello che fai. E’ anche molto stressante, c’è un notevole carico di responsabilità. Non c’è orario. Spesso due cellulari non bastano». Si dice sempre che gli artisti sono viziati e capricciosi. E’ vero? «Sono persone con grandi fragilità e con l’esigenza di fidarsi, come dei bambini che hanno bisogno di abbracci». E’ da tanto tempo che frequenti il mondo dello spettacolo. Quando hai cominciato?«A 14 anni mio fratello mi portò a Parigi per un casting di un’agenzia di moda. Mi scelsero per un servizio redazionale per la rivista ‘Depeche mode’, per Moschino. E così ho cominciato a fare l’indossatore. La madre della mia ragazza aveva una catena di 10 negozi di abbigliamento a Pescara. Durante una sfilata mi notò Stefano Cavezzi, titolare dell’agenzia ‘Collection Mode’, che ora ha sede a Bologna. Ho lavorato anche per ‘Flash’ e ‘Why not’, ho sfilato per Byblos, Gianfranco Ferrè, Nazareno Gabrielli, ho partecipato a ‘Pitti Uomo’. A 23 anni ho deciso di lasciar perdere, perché più aumentava la notorietà e più dovevo scendere a compromessi. Io non accetto di fare strada in questo modo. Nel frattempo ho fatto da pr per le discoteche e ho lavorato anche come cameriere». La bellezza ti ha sempre aiutato?«Mi ha portato dei vantaggi, ma per lavorare bene conta il cervello». Vai spesso alle feste dei vip?«Solo per lavoro. I party sono sempre organizzati per propaganda, per farsi vedere. C’è poco di realistico, i dialoghi sono molto attenti, i paparazzi sono chiamati apposta dai vip. Quando due persone dello spettacolo si abbracciano molto spesso sono alla ricerca di un flash». E Termoli? Sei legato alla tua città?«Da due mesi ho la ragazza qui. A Termoli ho gli amici, e quando ho tempo mi piace stare con loro. Amo questo posto perché ci si riposa bene». Che farai in futuro?«Vorrei continuare il lavoro che svolgo attualmente. Nella musica va avanti il prodotto e non altro. Ho intenzione di sviluppare la mia professione, magari senza spostarmi, perché a lungo andare muoversi in continuazione pesa».

(Pubblicato il 11/04/2007)

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