martedì 29 novembre 2011

La stampa

tratto la stampa
10/4/2007 (7:47) - IL CASO
L’ultimo no di Cortina: basta con le veline
La città delle liti: dalle minacce all’ambiente a Vallettopoli
MARIA CORBI
INVIATA A CORTINA D’AMPEZZOCortina la litigiosa. L’ultimo fronte che divide abitanti e villeggianti della «perla» delle Dolomiti è quello secessionista. Ma non è certo l’unico argomento che fa discutere e divide la valle ampezzana, circondata dai picchi incantati delle Tofane e del Cristallo: qui gli interessi in ballo sono molti e sfociano in battaglie durissime. Come quella sulla tangenziale di Cortina, un modo per liberare il centro dalle auto e dallo smog, o sul campo da golf approvato quest’anno e su cui i verdi hanno alzato barricate per anni (per adesso solo 9 buche, poi si vedrà). Per non parlare dell’insofferenza che si è scatenata a Natale quando gli habitué hanno alzato il loro nasino nel vedere con chi avrebbero dovuto trascorrere le feste. Truppe scomposte di Lele Mora all’attacco. Un’orda di tronisti e troniste, da Costantino Vitagliano ai fratelli Angelucci, passando per naufraghe varie dell’Isola dei Famosi, che «strusciavano» sul corso principale violando posti sacri come il bar del Posta o il Bar Lovat. «Orrore», hanno borbottato in molti scuotendo la testa su questo turismo da vallettopoli in quello che considerano un loro gioiello, una delle cinque località più glamour del mondo.Da snobbati a snobE così, con i nuovi arrivi, anche i personaggi cult disegnati da Vanzina nei suoi film di Natale, l’esercito di occupazione ampezzano formato dai generoni romani, è stato finalmente promosso. Da snobbati a snob anche loro. D’altronde non è stato il primo anno in cui i semivip hanno turbato la quiete dei vip a denominazione di origine controllata nella valle. Impossibile dimenticare due Natali fa, quando un infuriato Sting è stato costretto a scappare a gambe levate da Cortina invasa da ragazzotti che lo fotografavano con il telefonino. E anche Marta Marzotto, da sempre animatrice delle serate cortinese, gli ha dato ragione: «Addio Cortina. Sono cambiati gli ospiti, i turisti, il grande pubblico. Un tempo solo di élite. Impossibile oggi tutelare la propria privacy».Periodo nero per la «Perla» offuscata da ospiti poco graditi, «guerre» di secessione e da polemiche infinite come quella sulla Tangenziale che dovrebbe salvare il centro della cittadina da auto e smog. Undici chilometri e 330 metri di asfalto che correranno soprattutto in galleria con il tunnel sostenuto da piloni, progetto approvato dalla Regione che ha diviso abitanti e villeggianti. Da una parte chi dice: «Qualcosa si deve fare per decongestionare strade e aria» (tra loro molti giovani rampolli capitanati da Martina Mondadori). Dall’altra chi parla di «scempio ambientale».E che dire del progetto del campo da golf, approvato dopo 50 anni di polemiche e opposizioni, su cui però i verdi non si sono ancora messi l’anima in pace. Un progetto che interessa la zona che dal Miramonti scende a baita Fraina e che ha tra i suoi sponsor i grandi imprenditori veneti. La Club House sarà costruita sul terreno di proprietà delle Regole di Cortina, l’ente che gestisce il territorio forestale agricolo, in puro stile ampezzano. Come il famoso club18.Baita in dotazioneDi solito le «risse» sui problemi della «Perla» sfogano d’estate, quando in paese arrivano in massa imprenditori e bel mondo con baita in dotazione. E questa estate, tra un libro e l’altro presentati nella kermesse di Enrico e Iole Cisnetto, tangenziale e golf saranno argomenti «vecchi» rispetto al rischio-possibilità (a seconda di come la si vede) di cambiare Regione. Le vallate ladine, in Veneto, si preparano a scegliere se andare avanti verso la scissione o meno. «Non è una cosa nuova questa che chiediamo - racconta Elsa Zardini, presidente dell’Unione dei Ladini di Ampezzo -. Siamo stati per 500 anni sotto l’impero asburgico e dopo la Prima guerra mondiale, nel 1921, i nostri tre Comuni sono passati sotto il Veneto e poi tornati a Bolzano e ancora al Veneto, una sorta di balletto durato fino alla fine del Secondo conflitto mondiale. Andavamo e venivamo da Bolzano al Veneto a seconda di come andava la guerra».Insomma solo una questione storica, secondo la Zardini: Ci siamo informati prima di chiedere il referendum e le ragioni storiche sono dalla nostra parte. Stiamo mettendo assieme una documentazione, che parte dal 1918, che testimonia le nostre richieste di restare uniti con le altre valli ladine». Ma il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, non crede a questo moto di affetto per le radici della minoranza linguistica: «Questo accade perché confiniamo con due Regioni a Statuto Speciale che, grazie ai fortissimi privilegi di cui godono, rappresentano il miele per le mosche che mettono in moto azioni secessioniste». La secessione, avverte Galan, è un danno per il Veneto. E per questo il governatore si rivolge ai parlamentari veneti: «Fatevi sentire in Parlamento, fatevi sentire dal governo, impedite in ogni modo lo smembramento della Regione che vi ha eletti. Seguiremo le attività di chi è stato eletto in Veneto e giudicheremo, assieme agli elettori, comportamenti e scelte in base al danno che comportamenti e scelte causeranno all’integrità del Veneto».

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